La parola
antisemita indica un pregiudizio nei confronti delle popolazioni semite. Dovrebbero
essere considerate tali quelle che parlano lingue appartenenti al ceppo
semitico, cioè l’Ebraico, l’Aramaico, l’Amarico, il Tigrino, e anche l’Arabo.
Tuttavia attualmente il vocabolo semita viene usato solo con riferimento alla popolazione
ebraica. Il termine antiebraismo
è di uso meno frequente, ma può essere considerato sinonimo di
antisemitismo. L’antisionismo ha invece natura esclusivamente politica: si identifica
in un atteggiamento che si oppone al sionismo, ovvero a quel movimento nato
alla fine dell’Ottocento fra gli ebrei europei della diaspora, che affermava il
diritto del popolo israelita all’istituzione di un proprio Stato indipendente
in Palestina. Pertanto il Sionismo di fatto si sarebbe esaurito nel 1948 con la
nascita dello Stato di Israele. Attualmente il Sionismo ha assunto connotazioni
vagamente negative, perché con esso si indicano gli atteggiamenti nazionalistici
di Israele e, soprattutto, la politica di rigida chiusura nei confronti delle
aspirazioni autonomistiche del popolo palestinese. L’Antisemitismo si maschera di
Antisionismo quando tenta di negare agli ebrei d’Israele il diritto di essere
nazione. La parola antigiudaismo o giudeofobia può essere usata
come sinonimo di antisemitismo per la coincidenza, in linea di massima e
nell’uso comune, fra i sostantivi giudeo ed ebreo. Vi è una profonda differenza
ma in concreto vi sono stretti legami fra le parole antisemita e antisraeliano.
Lo Stato di Israele richiede ai suoi cittadini di dichiarare l’appartenenza
etnica (ad esempio, quella ebrea o quella araba), che viene riportata anche sui
documenti di identità. Gli Ebrei in Israele sono poco più del 75%, mentre i rimanenti
non ebrei sono principalmente arabi. Quindi non vi è coincidenza fra la parola
israeliano, che esprime la nazionalità, ed ebreo, che indica – come già detto –
l’appartenenza a un contesto religioso e culturale
oltre che a una etnia. La
politica interna ed estera dello Stato di Israele, il suo diritto di
autodeterminazione, le modalità attraverso le quali esercita il suo diritto di
difesa, nonché la questione palestinese, sono oggetto di una diffusa
particolare attenzione, che può generare giudizi di censura o di approvazione. L’avversione
che alcuni nutrono nei confronti della politica del governo israeliano può
essere fonte di Antisemitismo per chi erroneamente identifica lo Stato di Israele
con lo Stato degli Ebrei. Attaccando
Israele, in maniera globale o per specifici atteggiamenti, si inseriscono
elementi per screditare il popolo ebreo. La confusione fra Antisraelismo e
Antisemitismo è evidente quando all’estero sono oggetto di insulti razzisti antiebraici
le rappresentanze o i team sportivi israeliani: in teoria un team sportivo
israeliano potrebbe anche essere composto da elementi di sola etnia araba. In
conclusione, se dal punto di vista letterale le parole Antisemitismo,
Antisionismo e Antisraelismo hanno significati ben definiti e senza zone grigie
di sovrapposizione, nel mondo reale l’antisionismo e l’antisraelismo possono
essere occasione per veicolare contenuti antisemiti, anche in maniera subliminale.
(da Il Pregiudizio religioso
sul Web di Roberto Rapaccini)