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mercoledì 26 febbraio 2014

3. LIBANO E SIRIA, DUE DIVERSI ASPETTI DELL’INSTABILITÀ POLITICA MEDIORIENTALE - 2. IL LIBANO



Con la crisi siriana è cresciuta l’importanza strategica degli appartenenti al gruppo Hezbollah, un movimento fondamentalista islamico libanese di fede sciita, alleato dell’Iran, che ha sede nel Libano. Gli Hezbollah - il termine significa in arabo Partito di Dio - sono strutturati come un partito politico, ma sono dotati di un’ala militare; nacquero nel 1982 come milizia armata per contrastare l’invasione israeliana del Libano. Il partito Hezbollah svolge una funzione filantropica finanziando servizi sociali, come scuole e ospedali; esercita una particolare influenza politica e amministrativa soprattutto nella parte meridionale del Paese. Gli Hezbollah sono considerati da Stati Uniti, Egitto, Israele, Australia e Canada un’organizzazione terroristica. Il Parlamento Europeo ha adottato il 10 marzo 2005 una Risoluzione, non vincolante, che di fatto accusa Hezbollah di aver condotto attività terroriste. A fine luglio del 2012 i Ministri degli Affari Esteri dei Paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo per l'iscrizione dell'ala militare del movimento nella lista dei gruppi che sono riconosciuti come controllati direttamente o indirettamente da persone coinvolte in iniziative terroristiche. Alcuni Paesi, come il Regno Unito e i Paesi Bassi, avrebbero voluto che la decisione fosse adottata non solo limitatamente all’ala militare del movimento. È prevalsa una linea più moderata, cha ha escluso dal provvedimento la parte dell’organizzazione che pacificamente svolge un ruolo politico nella vita del Libano. Nella crisi siriana la milizia Hezbollah, in ­­­­relazione alla sua collocazione politica corollario della fede sciita, finanziata dall’Iran combatte al fianco del regime di Assad. Il Libano fu una totale invenzione dei francesi che, successivamente alla dissoluzione dell’Impero Ottomano, associando i territori prossimi alla comunità maronita del Monte Libano, vollero stabilire uno Stato intorno alla città di Beirut, centro marittimo di grande importanza commerciale. Il Libano, essendo nato dall’unione di zone eterogenee, è sempre stato politicamente e militarmente debole, e ha spesso costituito lo scenario nel quale si sono consumate fasi di conflitti fra altri Stati. Anche il conflitto siriano attualmente sconfina nei territori libanesi. La Siria, in proposito, permeata da uno spirito nazionalista, ha sempre rivendicato di fatto un’egemonia sul Libano non riconoscendone l’autonomia, poichè il Libano è in parte costituito da zone in origine legate amministrativamente alla Siria ottomana. Nonostante la sua esiguità territoriale e la sua fragilità politica, la stampa internazionale e l’opinione pubblica hanno sempre avuto un particolare interesse per il Libano. Questa attenzione trova fondamento nella sua alchimia socio-religiosa, così definisce questa caratteristica della nazione libanese Andrea Riccardi in un suo scritto. Questa alchimia socio-religiosa è costituita dalla convivenza di diverse identità religiose, tutte integrate nel tessuto sociale e consapevoli della loro reciproca necessità. Un famoso ayatollah libanese amava ripetere: “Non c’è Libano senza i suoi cristiani, non c’è Libano senza i suoi musulmani”. L’attuale realtà libanese è anche l’esito della guerra civile che si svolse nel Paese dal 1975 al 1989, che ha visto contrapposte milizie divise su base confessionale e che ha comportato la distruzione di buona parte di Beirut devastando il Paese. Il conflitto si concluse con gli accordi di Taif in Arabia Saudita, nel 1989. Nel Libano multiconfessionale la comunità cristiana è completamente integrata nella società; questa caratteristica, pur confrontandosi costantemente con difficoltà e contraddizioni, può essere un modello per una auspicata futura evoluzione della società musulmana verso formule interreligiose. Nel Libano vivono anche circa 100 mila Alawiti. La comunità cristiana può svolgere un importante ruolo, anche di mediazione, nei contrasti fra Sunniti e Sciiti, in quanto i cristiani non sono un elemento estraneo, ma sono perfettamente integrati nella realtà araba. Attualmente il Libano vive un’emergenza sociale dovuta all’afflusso di profughi provenienti dalla vicina Siria. Il modello libanese può ambiziosamente indicare che un obiettivo possibile dell’evoluzione della società musulmana, prospettato dalle speranzedella Primavera Araba nelle prime fasi del suo avvio, non consiste solo nella fine delle ostilità, o nella sanzione di garanzie costituzionali, o nella creazione di sistemi politici formalmente democratici, ma nel superamento della concezione dello Stato confessionale. Il nuovo Stato mediorientale deve infatti fondarsi su una aggiornata e nuova coscienza sociale, politica e religiosa, che favorisca la definizione di una via araba alla democrazia, mediante la costituzione di “una società del vivere insieme”, come la definisce il noto intellettuale e politico libanese cristiano-maronita Samir Frangieh.

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