Con la
crisi siriana è cresciuta l’importanza strategica degli appartenenti al gruppo
Hezbollah, un movimento fondamentalista islamico libanese di fede sciita,
alleato dell’Iran, che ha sede nel Libano. Gli Hezbollah - il termine significa
in arabo Partito di Dio - sono strutturati come un partito politico, ma sono
dotati di un’ala militare; nacquero nel 1982 come milizia armata per
contrastare l’invasione israeliana del Libano. Il partito Hezbollah svolge una
funzione filantropica finanziando servizi sociali, come scuole e ospedali;
esercita una particolare influenza politica e amministrativa soprattutto nella
parte meridionale del Paese. Gli Hezbollah sono considerati da Stati
Uniti, Egitto, Israele, Australia e Canada un’organizzazione terroristica. Il
Parlamento Europeo ha adottato il 10 marzo 2005 una Risoluzione, non
vincolante, che di fatto accusa Hezbollah di aver condotto attività terroriste.
A fine luglio del 2012 i Ministri degli Affari Esteri dei Paesi dell’Unione
Europea hanno raggiunto un accordo per l'iscrizione dell'ala militare del
movimento nella lista dei gruppi che sono riconosciuti come controllati
direttamente o indirettamente da persone coinvolte in iniziative terroristiche.
Alcuni Paesi, come il Regno Unito e i Paesi Bassi, avrebbero voluto che la
decisione fosse adottata non solo limitatamente all’ala militare del
movimento. È prevalsa una linea più moderata, cha ha escluso dal provvedimento
la parte dell’organizzazione che pacificamente svolge un ruolo politico nella
vita del Libano. Nella crisi siriana la milizia Hezbollah, in relazione alla sua collocazione
politica corollario della fede sciita, finanziata dall’Iran combatte al fianco
del regime di Assad. Il Libano fu una totale invenzione dei francesi che,
successivamente alla dissoluzione dell’Impero Ottomano, associando i territori
prossimi alla comunità maronita del Monte Libano, vollero stabilire uno
Stato intorno alla città di Beirut, centro marittimo di grande importanza
commerciale. Il Libano, essendo nato dall’unione di zone eterogenee, è sempre
stato politicamente e militarmente debole, e ha spesso costituito lo scenario
nel quale si sono consumate fasi di conflitti fra altri Stati. Anche il conflitto
siriano attualmente sconfina nei territori libanesi. La Siria, in proposito,
permeata da uno spirito nazionalista, ha sempre rivendicato di fatto
un’egemonia sul Libano non riconoscendone l’autonomia, poichè il Libano è in
parte costituito da zone in origine legate amministrativamente alla Siria
ottomana. Nonostante la sua esiguità territoriale e la sua fragilità politica,
la stampa internazionale e l’opinione pubblica hanno sempre avuto un
particolare interesse per il Libano. Questa attenzione trova fondamento nella
sua alchimia socio-religiosa, così definisce questa caratteristica della
nazione libanese Andrea Riccardi in un suo scritto. Questa alchimia
socio-religiosa è costituita dalla convivenza di diverse identità religiose,
tutte integrate nel tessuto sociale e consapevoli della loro reciproca
necessità. Un famoso ayatollah libanese amava ripetere: “Non c’è Libano senza i
suoi cristiani, non c’è Libano senza i suoi musulmani”. L’attuale realtà
libanese è anche l’esito della guerra civile che si svolse nel Paese dal 1975
al 1989, che ha visto contrapposte milizie divise su base confessionale e che
ha comportato la distruzione di buona parte di Beirut devastando il Paese. Il
conflitto si concluse con gli accordi di Taif in Arabia Saudita, nel 1989. Nel
Libano multiconfessionale la comunità cristiana è completamente integrata nella
società; questa caratteristica, pur confrontandosi costantemente con difficoltà
e contraddizioni, può essere un modello per una auspicata futura evoluzione
della società musulmana verso formule interreligiose. Nel Libano vivono anche
circa 100 mila Alawiti. La comunità cristiana può svolgere un importante ruolo,
anche di mediazione, nei contrasti fra Sunniti e Sciiti, in quanto i cristiani
non sono un elemento estraneo, ma sono perfettamente integrati nella realtà
araba. Attualmente il Libano vive un’emergenza sociale dovuta all’afflusso di
profughi provenienti dalla vicina Siria. Il modello libanese può ambiziosamente
indicare che un obiettivo possibile dell’evoluzione della società musulmana,
prospettato dalle speranzedella Primavera Araba nelle prime fasi del suo avvio,
non consiste solo nella fine delle ostilità, o nella sanzione di garanzie
costituzionali, o nella creazione di sistemi politici formalmente democratici,
ma nel superamento della concezione dello Stato confessionale. Il nuovo Stato
mediorientale deve infatti fondarsi su una aggiornata e nuova coscienza
sociale, politica e religiosa, che favorisca la definizione di una via araba
alla democrazia, mediante la costituzione di “una società del vivere insieme”,
come la definisce il noto intellettuale e politico libanese cristiano-maronita
Samir Frangieh.
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